Piero della Francesca è oggi considerato dalla critica internazionale come il più grande pittore del Quattrocento italiano.
Chi tra voi sia stato in Toscana durante la primavera o all'inizio dell' estate si ricorderà che la luce altissima, le ombre tenui e i colori chiari e netti investono tutto, terra e cielo compresi: quella stessa luce e quegli stessi colori furono per Piero elementi privilegiati, sia nei grandi affreschi di Arezzo, Sansepolcro, Monterchi (frazione di Città di Castello), come anche nelle tavole di Urbino, di Londra e degli Uffizi.
Piero della Francesca è oggi considerato dalla critica internazionale come il più grande pittore del Quattrocento italiano. Per la verità, tali classifiche hanno un valore assai relativo ma, in ogni caso, testimoniano per il pittore aretino un apprezzamento ormai divenuto mondiale. Perché? Se avrete modo di fare un viaggio nella nostra terra, magari ad Arezzo e dintorni, lo scoprirete: proprio ad Arezzo, ad esempio, provate ad entrare nella chiesa di San Francesco, le cui pareti absidali furono interamente affrescate da Piero durante gli anni '50 del '400. Se potete fatelo in piena estate e possibilmente di mattina (all' incirca tra la 9.00 e le 11.00), e comunque durante una giornata di pieno sole.
Una volta in chiesa, soffermatevi su una scena qualunque del ciclo di affreschi che rappresentano le "Storie della Vera Croce" (a proposito: quasi certamente li avete già visti: vi ricordate il film "Il Paziente Inglese", quando Hana - Juliette Binoche - entra in una chiesa e, legata a una corda, si lascia ondeggiare lungo l'alta parete dipinta che illumina con una torcia? L'effetto, nel film, era molto bello, purtroppo il complesso dei dipinti era una mediocre imitazione dell' originale...
Gli affreschi originali sono stati restaurati da poco: osservate con calma la luminosità leggera che Piero ha conferito al cielo, alle figure, alle case e alle campagne retrostanti. Poi uscite dalla chiesa e guardatevi intorno… noterete che non c'è alcuna differenza: gli stessi spazi, gli stessi edifici, ma soprattutto la stessa luce e la stessa atmosfera: reale e concreta ma soprattutto luminosa, chiara, serena. Potete ripetere questo gioco più volte, e ovunque ci siano dipinti di Piero: a poco a poco avrete l'impressione che quei soggetti siano stati dipinti su fogli trasparenti appoggiati a una finestra. Quelle scene vi sembreranno prendere vita, come se gli affreschi potessero godere della stessa luce leggera e altissima con cui il sole illumina il mondo fuori dalla chiesa.
Molto presto vi sarà chiaro il motivo per cui Piero della Francesca è stato definito "Maestro della Luce": nessuno, meglio di lui, è riuscito a fissare l'anima e il carattere di una primavera Toscana.
Ars utinam mores animumque effingere posset!
Pulchrior in terris nulla tabella foret.
Se l'arte potesse rappresentare il carattere e l'animo!
Non ci sarebbe sulla terra un quadro più bello.
(Marziale, poeta latino del I sec.).
Visita gli Agriturismo della provincia di Arezzo
Damiano Andreini
http://www.intermezzieditore.it/slowtuscany.php