Anche i rifiuti e gli scarti delle cucine italiane possono diventare biodiesel.
Anche i rifiuti e gli scarti delle cucine italiane possono diventare biodiesel.
E’ quanto stabilisce un provvedimento appena approvato che autorizza nuovi metodi di eliminazione e utilizzo dei sottoprodotti di origine animale, previa la consultazione di un comitato scientifico competente. Porte aperte dunque alla trasformazione alternativa degli olii e degli grassi vegetali o animali prodotti dalla ristorazione, ma con alcune limitazioni. Il nuovo regolamento 1678/2006 che ne aggiorna uno dell’anno scorso, impedisce infatti di produrre biodiesel dai rifiuti di origine alimentare, dai cibi scaduti e dai residui organici provenienti da mezzi di trasporto che effettuano lunghi tragitti internazionali.
Tutto questo mentre la cittadina statunitense di Plano, nel Texas, mette in atto un programma che punta al riutilizzo degli olii di cucina domestici per produrre biodiesel su vasta scala. Il progetto si chiama Household Chemical Collection Program e promette di trasformare l’eliminazione impropria degli scarti chimici e alimentari in un’occasione per produrre energia fai da te. Un sistema che oltre a permettere un minor inquinamento del suolo e delle falde acquifere con la mancata dispersione di olii e grassi delle cucine, consente anche di ottenere un combustibile rinnovabile e biodegradibile che possa essere almeno un’alternativa al petrolio.