Il bue aratore: animale considerato sacro.
Contadino che riconduce i buoi (ne sta pungolando uno), presso la fattoria dopo l'aratura situla della la Certosa, Bologna, VI sec. a.C.
I buoi aratori costituivano una poderosa macchina agricola che doveva essere sfruttata fino al termine del ciclo lavorativo. Pertanto ricorrono numerose le raffigurazioni di buoi impegnati nel traino di carri o aratri mentre capillarmente diffuse sono le statuette votive di buoi che venivano consacrate alla divinità a protezione agli animali.
La carne bovina era di norma consumata solo quando l'animale non era più in grado di fornire le proprie prestazioni o in caso di solenni sacrifici. La regola non doveva essere seguita scrupolosamente dagli aristocratici, come dimostra il bue macellato raffigurato nelle pitture della tomba Golini di Orvieto.
Particolare della tomba Golini di Orvieto, con raffigurazione di bue macellato e appeso, IV secolo a. C .
Per la cura dei buoi esistevano anche farmaci elaborati dall' ars etrusca, come una pomata a base di grasso e millefoglio, con potere cicatrizzante, che Plinio ci dice essere usato dai contadini etruschi per curare le ferite causate dai vomeri sulle zampe degli animali.
Bronzetto etrusco raffigurante un bovino