L’abitudine tutta italiana di bere acqua minerale in bottiglie di plastica non produrrà più soltanto rifiuti, ma anche fondi utili e spendibili per lo sviluppo.
L’abitudine tutta italiana di bere acqua minerale in bottiglie di plastica non produrrà più soltanto rifiuti, ma anche fondi utili e spendibili per lo sviluppo e il miglioramento delle risorse idriche. L’idea è venuta al Governo che ha deciso di destinare un contributo di 0,1 centesimi di euro su ogni bottiglia in plastica PET di acqua minerale venduta a un apposito fondo di solidarietà. Il fondo così creato finanzierà progetti sia in ambito nazionale che internazionale per garantire il maggior e miglior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio che l’acqua è un bene comune e universale.
Non si tratta dunque di una minitassa sulle bottiglie di minerale prodotte con materiali plastici, ma di un modo per far arrivare una piccola parte dei proventi di questo settore alle reti idriche pubbliche. Inoltre, per sua stessa natura, il provvedimento non prevede e non dovrebbe affatto innescare un aumento dei prezzi delle molte acque minerali e da tavola che affollano il mercato italiano. L’idea è invece quella di agevolare l’approvvigionamento e il consumo dell’acqua pubblica, che è quasi sempre più controllata e sicura dell’acqua minerale, oltre a sgorgare copiosa dai rubinetti senza produrre milioni di tonnellate di plastica usa e getta. Una massa di plastica che non è solo inquinante come somma di contenitori vuoti, ma che lo è già in fase di produzione, visto che per produrre un chilo di PET se ne consumano due di petrolio.