Al confine fra la Toscana e il Lazio, nella Maremma più interna e selvaggia.
Al confine fra la Toscana e il Lazio, nella Maremma più interna e selvaggia, emergono, su grandi isole di tufo, antichissimi borghi collinari.
Costruiti sul tufo e con il tufo, questi borghi svettano in uno scenario naturale che la lontananza dalle strade principali ha lasciato immutato nei secoli.
Tra questi è Sorano in provincia di Grosseto, retto da uno sperone roccioso che si erge al centro di una profonda valle circondata da boschi, rupi e grotte rupestri. Il paesaggio impervio e la dominante del tufo si spiegano con il fatto che quest’area fu creata dalle lave di un vulcano attivo in epoca preistorica, l’attuale lago di Bolsena.
Sorano offre spettacolari vedute panoramiche: dalla valle del fiume Lente si può ammirare il magico disporsi delle case, inchiodate le une alle altre, sui versanti scoscesi della roccia. Un senso di vertigine accompagna questa visione esasperata: le case sembrano nascere dalla roccia e i confini fra la natura e l’operato dell’uomo si fanno indistinti.
Le grandi cavità che si notano qua e là nelle pareti rocciose, portano l’arcaico segno degli etruschi che abitavano questi luoghi più di duemila anni fa. La morbida pietra tufacea veniva da essi pazientemente scavata e ridotta a luogo di sepoltura dei defunti. Tutt’intorno se ne possono contare a decine, alcuni ancora intatti mentre altri riutilizzati già dal medioevo come cantine, ripostigli e, i più grandi, addirittura come stalle.
Dalla parte opposta del borgo, affacciandosi dalla terrazza della fortezza Orsini, il panorama ci restituisce non più le facciate delle case ma il concitato gioco architettonico dei tetti. Il nome della fortezza ci riporta al medioevo, quando Sorano visse, come gli altri centri della Maremma, le vicende delle famiglie degli Aldobrandeschi prima e degli Orsini poi. Questi ultimi dotarono l’enorme struttura di possenti bastioni, feritoie e trappole per gli assalitori che, ancora in buono stato di conservazione, costituiscono un interessante saggio d’ingegneria militare medievale.
Fuori della fortezza, la parte antica del borgo è un ritmico susseguirsi di scalinate e viuzze che si aggrappano ripide le une alle altre; ogni incrocio è un’impasse, per chi va senza fretta, e voltato l’angolo è comunque una sorpresa: l’incedere sonnacchioso di un gatto, il sostare ozioso degli anziani di fronte alle loro case, tutto si accompagna al profumo del vino che si alza dalle numerose cantine anch’esse, naturalmente, scavate nel tufo.
L’incanto cresce di viuzza in viuzza, finché si rimane senza fiato di fronte alla maestosità spartana del “Masso Leopoldino”, un’enorme sperone tufaceo che emerge alla sommità del paese. Probabilmente sito dell’acropoli etrusca, il “Masso” fu rinforzato nel XVIII sec. dal Granduca Leopoldo di Lorena, che lo fece diventare simile a un grande battello galleggiante sui tetti del paese, con a prua la snella torre dell’orologio.
Siete pronti a salpare? Buon viaggio nei verdi mari della Maremma.
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